努尔利雅得 2025:光明即命运

02.12.2025


Ci sono festival che si limitano a esporre opere, e ce ne sono altri che trasformano un'intera città in un organismo pulsante. Noor Riyadh appartiene senza esitazione alla seconda categoria. Giunto alla sua quinta edizione, il più grande programma di arte pubblica al mondo – parte integrante di Riyadh Art – ha disseminato oltre sessanta installazioni luminose tra siti storici, hub urbani e persino la rete metropolitana. Tutto sotto il segno di un tema folgorante: In the Blink of an Eye, un omaggio alla rapidissima metamorfosi della capitale saudita. Il tema del festival e della mostra In the Blink of an Eye (In un batter d'occhio), riflettono il ritmo rapido di cambiamento e trasformazione che caratterizza Riyadh, in Arabia Saudita, nonché il ruolo sempre più centrale dello sviluppo culturale nel processo di rinnovamento della città.




La città come palcoscenico

Non si tratta di un semplice festival di luci, ma di un esperimento urbano che mette in scena la trasformazione stessa di Riyadh. Ogni opera diventa un frammento di racconto, un riflesso della tensione tra memoria e futuro, tra radici e accelerazione. La luce, qui, non è ornamento: è linguaggio, è materia che plasma lo spazio e lo rende vivo.

DICE di Iregular: il cubo della sorte

Tra le opere più magnetiche spicca DICE, firmata dal collettivo canadese Iregular. Un cubo interattivo che non si limita a brillare, ma invita il pubblico a entrare nel gioco della fortuna. Non si accede attraverso una porta, ma attraverso la propria ombra: un gesto poetico e destabilizzante. Grazie a sistemi di tracciamento e software generativi, l'ombra si scompone e si ricompone in tempo reale, trasformandosi in disegni luminosi sempre diversi. Ogni movimento diventa un atto creativo, ogni gesto riscrive la sorte. Non c'è mai una ripetizione, non esiste un'opera definitiva: DICE è un organismo mutevole, un caos organizzato che restituisce la vertigine delle coincidenze e delle possibilità.




Un festival che riflette il mondo

In un'epoca segnata dall'imprevedibilità, DICE diventa metafora universale: la fortuna non è un destino immobile, ma un processo che si reinventa a ogni passo. Il pubblico non è spettatore, ma co-autore. La luce non è decorazione, ma linguaggio che ci obbliga a rivedere noi stessi e il mondo.

Noor Riyadh 2025 non è soltanto un festival: è un laboratorio di percezione. Le installazioni non si limitano a stupire, ma ci insegnano che la trasformazione – rapida, improvvisa, "in the blink of an eye" – è la condizione stessa della contemporaneità. DICE, con la sua geometria luminosa e il suo gioco d'ombre, ci ricorda che il futuro non è scritto: si compone e si ricompone, proprio come la nostra ombra, in un continuo esercizio di fiducia e immaginazione.



Noor Riyadh 2025: la luce come linguaggio universale

Il festival Noor Riyadh torna a illuminare la capitale saudita con un'edizione che segna un punto di svolta. Dal 1° al 6 dicembre, la città si trasforma in un immenso palcoscenico di luce e immaginazione, ospitando 59 artisti provenienti da 24 Paesi, con 60 opere e oltre 35 nuove commissioni. È un mosaico di culture e visioni che si intrecciano sotto l'egida della Royal Commission for Riyadh City e di Riyadh Art, il più grande programma di arte pubblica al mondo.

Un tema folgorante: "In un batter d'occhio"

Il titolo curatoriale di quest'anno non è casuale. In un batter d'occhio riflette la metamorfosi rapidissima che sta ridisegnando Riyadh: una città che cresce e si reinventa con velocità vertiginosa. La luce diventa qui metafora e strumento di trasformazione, capace di catturare l'energia urbana e restituirla in forme poetiche e visionarie.

Una direzione internazionale

Il festival è diretto da Nouf Almoneef e guidato da un team curatoriale internazionale che unisce prospettive diverse della cultura contemporanea: Mami Kataoka, Sara Almutlaq e Li Zhenhua. La pluralità di sguardi garantisce un dialogo fertile tra tradizione e avanguardia, tra linguaggi locali e globali.

L'Italia protagonista

Tra i partecipanti spiccano nomi italiani di rilievo come Michelangelo Pistoletto e Loris Cecchini, portatori di una sensibilità che intreccia arte, filosofia e materia. Non meno significativa è la produzione del festival, affidata a Filmmaster, che conferma il ruolo dell'Italia come partner creativo e organizzativo di primo piano.

La luce come ponte culturale

Le opere non si limitano a stupire: cercano di catturare l'energia della città e di tradurla in un linguaggio universale, capace di unire culture e ispirare dialogo. La luce diventa così un mezzo di comunicazione che supera confini geografici e linguistici, un simbolo di trasformazione collettiva.

Noor Riyadh 2025 non è soltanto un festival di installazioni luminose: è un laboratorio di percezione e un manifesto urbano. Ogni opera è un frammento di futuro, un invito a riconoscere che la trasformazione – rapida, improvvisa, "in un batter d'occhio" – è la condizione stessa della contemporaneità.




Noor Riyadh 2025: la luce come chiave di lettura della metamorfosi urbana

C'è davvero un respiro diverso nell'aria di Riyadh: un ritmo accelerato che sembra riscrivere la città a ogni alba, come se il paesaggio urbano fosse un testo in continua revisione. In questo scenario, la quinta edizione di Noor Riyadh – il più vasto festival di arte pubblica luminosa al mondo, creato e prodotto da Filmmaster – non si limita a essere un evento culturale, ma diventa un vero e proprio dispositivo di interpretazione.

Il festival, diffuso nei sei distretti cardine della capitale fino al 6 dicembre 2025, si colloca nel cuore di una trasformazione che non è solo estetica, ma anche politica e infrastrutturale. Con lo sguardo rivolto all'Expo 2030, Riyadh si misura con la propria maturità culturale. In questo contesto, la luce assume una funzione quasi epistemica: non semplice ornamento, ma mappa sensibile che consente di orientarsi nel tumulto del nuovo.

Ogni installazione diventa un frammento di racconto, un segno che traduce la metamorfosi urbana in esperienza percettiva. La luce non descrive soltanto la velocità del cambiamento, ma ne rivela pause, sfumature, contraddizioni. È un linguaggio che permette di rallentare lo sguardo senza arrestarne lo slancio, di cogliere il dettaglio nel vortice.

Noor Riyadh 2025 non è dunque un festival da contemplare, ma un laboratorio di percezione. La città, colta nel suo stato nascente, si offre come palinsesto di possibilità. La luce diventa la grammatica di questa trasformazione: un chiarore che non pretende di definire, ma di suggerire direzioni. In un batter d'occhio, Riyadh si reinventa, e Noor Riyadh ci invita a comprendere che ciò che muta non va inseguito, ma interpretato.



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